In Italia non sono certo numerosi i territori che possono vantare la presenza di pozzi petroliferi attivi e visitabili. La “Miniera di Ripi” e il museo dedicato all’energia rappresentano sicuramente un’eccezione. Situato nella zona di San Giovanni, in località Petroglie, il sito costituisce uno dei più antichi giacimenti petroliferi scoperti in Italia e il primo petrolio di Stato.
L’origine della miniera, come si legge dalla prima Concessione, denominata le “Petroglie”, è fatta risalire all’11 marzo 1868. In quegli anni Annibale Gualdi, che aveva rilevato nei suoi terreni una sorgente di catrame, pece e petrolio, decide di metterla in attività. Fu così che si rivolse al Tesoriere generale, Ministro delle Finanze della Reverenda Camera Apostolica e il 26 ottobre del 1867 venne concessa al Signor Annibale Gualdi: «la facoltà e permesso di mettere in attività nel territorio di Ripi, Provincia di Frosinone, in vocabolo petrolio, contrada San Giovanni, in quella quantità di superficie che si dirà qui appresso, una sorgente di petrolio, catrame e pece ad averla e goderla come di cose simili per anni cinquanta e avrà valore tutto il giorno dieci marzo, e non più oltre». Il Gualdi ottenne la concessione, con l’obbligo di “esibire e consegnare” alla Camera dei Tributi il canone di una pisside d’argento del valore non minore di 10 once, ogni anno la vigilia della festa dei “Gloriosi S.S. Apostoli Pietro e Paolo” per tutta la durata della concessione stessa. In caso di mancato pagamento anche per un solo anno, la concessione sarebbe stata dichiarata immediatamente decaduta.
La concessione riguardava una zona di forma circolare che aveva un raggio di 2.223,20 mt. e una superficie di circa 1.553 ettari con al centro l’incrocio tra due strade, in prossimità della fontana detta delle “Petroglie”, oggi conosciuta come sorgente dell’acqua solforosa o dell’“acquapuzza”. Nel maggio del 1872, per 5.000 Lire, la concessione passa da Annibale Gualdi all’Onorevole Commendatore Barone Eugenio de La Chapelle e, in seguito, alla società Franco Romain, che tra il 1872 ed il 1874 realizza due pozzi, a poca distanza dalla fontana delle “Petroglie”, profondi 63 e 13 mt.
Nel 1900 la concessione torna, con scarso successo, di nuovo nelle mani del Barone de la Chapelle e poi il 2 aprile del 1908 all’avvocato Andrea Chiari. Ma dopo qualche anno, su istanza di Don Prospero Colonna, Principe di Sonnino e proprietario di alcuni terreni appartenenti al campo minerario, inizia un procedimento di decadenza nei confronti dello stesso. Solo nel 1913, il Principe Colonna, raggiunge un accordo con l’avvocato e il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, che risponde positivamente alla loro richiesta, sospende il provvedimento in atto a condizione però che il campo minerario venga suddiviso in parti non superiori ai 400 metri ciascuna. Nel 1915 la concessione di “Ripi” fu così suddivisa in: Le Petroglie, Colle Cerasa, Porrone, Ripi. Tre anni dopo, nel 1918, il Commissario per i Combustibili Nazionali requisisce le quattro miniere costituenti la vecchia concessione “Le Petroglie” per necessità belliche e ne assume la gestione diretta. Il petrolio di Ripi diventa il primo petrolio di Stato e Ripi il primo sito petrolifero italiano ad essere amministrato dalle autorità governative, con lo specifico scopo di produrre idrocarburi principalmente per le forze armate del Regno.
Tra il 1918 e il 1923 il Commissario per i Combustibili Nazionali realizza 7 pozzi con una profondità che va da 74 a 546 metri. Nel 1922 sia il Principe Colonna che l’avvocato Chiari vengono definitivamente dichiarati decaduti dalle concessioni minerarie che, dopo il 1923, passano alla Società Petroli d’Italia che aveva il compito realizzare perforazioni a grandi profondità per conto dello Stato. Tra il 1924 e il 1929 la Società Petroli d’Italia realizza cinque pozzi, raggiungendo la profondità massima di 976,60 metri.
Il 10 gennaio del 1938 un decreto ministeriale accorda per trenta anni la concessione di tutta la miniera alla società che nello stesso anno assume la denominazione di Compagnia dei Petroli Laziali. Comincia così lo scavo a mano dello storico “Pozzo Roma”. Un pozzo a sezione circolare del diametro di 3,60 mt, completamente rivestito in mattoni, realizzato allo scopo di tentare la coltivazione sotterranea del petrolio, come già avveniva in Alsazia.
Dal 1939 al 1943, la Compagnia Petroli laziali lavora sotto la direzione tecnica ed amministrativa dell’A.G.I.P. – Azienda Generale Italiana Petroli che fornisce materiale di sonda e tecnici specializzati realizzando addirittura 26 pozzi, per una profondità complessiva di 6.158 mt. Il 22 gennaio 1945 la concessione mineraria viene trasferita completamente alla stessa che nel frattempo si fonde con la Compagnia dei Petroli Laziali. Dopo essere divenuta concessionaria diretta della miniera, dal 1945 in poi, l’A.G.I.P. effettua solo tre pozzi raggiungendo la profondità massima di 474 mt e riattiva i pozzi danneggiati durante la guerra. Nel 1954 infine, quando in pratica tutti i pozzi erano produttivi, la società fa i bagagli, licenzia gli operai e lascia definitivamente la miniera. Da allora il petrolio di Ripi cadrà nel dimenticatoio fino al 4 agosto del 1969 quando, quindici anni dopo, la Lumax Oil Spa non rimetterà in attività i vecchi pozzi e riprenderà le perforazioni.
Dal 1990, l’unica titolare della concessione, nel frattempo ribattezzata “Strangolagalli”, è la Pentex Italia Ltd e dei 25 pozzi perforati dalle due società succedutesi negli ultimi cinquanta anni ne rimangono solamente una decina.
Alla fine del 2015 il Ministero per lo Sviluppo Economico decreta la decadenza della concessione alla Pentex a seguito di un incendio avvenuto l’anno prima e messo inizialmente in relazione all’attività mineraria. La società dopo un ricorso al TAR, il quale si è pronunciato a suo favore, ha visto nuovamente attribuita la concessione.
Oggi l’attività estrattiva si è temporaneamente arrestata e l’area dei pozzi è utilizzata come esempio di archeologia industriale per i visitatori del museo. Il sito è facilmente raggiungibile in macchina, a piedi o in bicicletta con una breve escursione in campagna lungo i sentieri della “La via del petrolio”. Oltre al vecchio magazzino della Lumax, dove si forgiavano gli scalpelli e le varie attrezzature di perforazione, lungo un percorso di poche centinaia di metri è possibile osservare da vicino le centrali di pompaggio, le attrezzature di estrazione e raccolta del greggio e soprattutto il dettaglio delle stratigrafie geologiche delle rocce contenenti il petrolio. La visita guidata ai pozzi assume così grande significato educativo e didattico per le scuole ma anche per gruppi di escursionisti che possono scegliere di percorrere a piedi l’intero anello di quasi sette chilometri intorno al Colle San Silvestro.
Federico Varazi direttore scientifico
MUSEO DELL’ENERGIA DI RIPI
Via Meringo Alto
03027 Ripi (FR)
Tel. e Fax: 0775 285160 – 0775 284010
Email: museoenergia.direttore@gmail.com
www.museoenergiaripi.it
Fb: Museo dell’energia di Ripi
Instagram: museoenergiaripi
Per organizzare una visita al Museo dell’energia e ai pozzi o una escursione a piedi di una mattinata è necessario prendere accordi con il personale del museo.
Il museo appartiene ai seguenti sistemi:
RESINA – Sistema tematico dedicato ai musei scientifico-naturalistici presenti sul territorio del Lazio
SIFCultura – Sistema Integrato di Servizi Culturali in Provincia di Frosinone