Paese della Ciociaria il cui territorio si trova lungo la via Casilina, anticamente via Latina, strada consolare romana che da Roma raggiungeva Capua, di cui è possibile osservare un tratto con basoli in lava nel territorio ripano. L’etimologia del termine “Ripi” sembra derivi dal nome latino “ripa, ripae” (nominativo al plurale) ed era questo un privilegio che si attribuiva ai paesi che avevano un arciprete sotto la giurisdizione della diocesi di Veroli. Secondo altri, essendo il paese costruito su una roccia alta e scoscesa, la parola potrebbe derivare dal latino “rupes” poi tramutato in Ripi con il passar del tempo. Il centro ha uno sviluppo collinare con quote intorno ai 300 metri s.l.m. e intorno all’anno millecento era un castello fortificato probabilmente a difesa della diocesi di Veroli. Le prime
notizie storiche relative al paese risalgono presumibilmente all’VIII secolo, in riferimento al Sinodo Romano celebrato dal Papa San Zaccarìa. Nel 1165 subì il saccheggio ad opera delle truppe di Federico Barbarossa. Fino al 1410, Ripi passò di mano in mano attraverso numerose famiglie feudali. Successivamente nel 1503 la famiglia Colonna prese il feudo di Ripi dai Borgia. Da scoprire i portali delle abitazioni nel centro cittadino e le lapidi in onore del garibaldino mazziniano Aristide Salvatori e del giovanissimo fante tamburino garibaldino Domenico Subiaco. Nel suo territorio è possibile osservare: i pozzi di petrolio alcuni dei quali ancora attivi, l’area archeologica in località “San Silvestro”, il mulino ad acqua e la colata lavica in località “Comuni” lungo il torrente Meringo, il Museo dell’Energia, le due porte di accesso al paese Porta S. Croce a sud e Porta S. Angelo a nord. Sono presenti inoltre palazzi storici tra i quali: l’antico palazzo Galloni (sec. XVIII), il palazzo dei Principi Colonna (signori di Ripi fino al 1816), il palazzo della famiglia Candia, dove pernottò Luciano Manara venuto nel 1849 a reclutare persone per difendere la Repubblica Romana. Il paesaggio è caratterizzato da forme dolci, collinari in quanto il substrato è costituito da flysch, sedimenti formatisi in ambiente marino durante le fasi di sollevamento delle catene montuose e costituiti dall’alternanza di strati di sabbie e di argille. Sono presenti aree di notevole valore naturalistico, in particolar modo la Macchia di Ripi, un esteso bosco sito a cavallo tra i comuni di Ripi e Ceprano. Si tratta di un querceto caducifoglio a dominanza di cerro (Quercus cerris L.) e farnetto (Q. frainetto Ten.), una tipologia di vegetazione forestale che si rileva nella gran parte dei boschi ancora presenti nella Valle del Sacco-Liri. Altre specie floristiche (orniello, carpinella, carpino bianco, acero campestre, sorbo, nocciolo, olmo), muscinali, fungine, licheniche e animali partecipano poi, con ruoli ecologici diversi, alla funzionalità di questo importante residuo di ecosistema forestale. Per valorizzare tali ambienti, il Circolo Legambiente di Ripi ha contribuito alla fondazione dell’Ecomuseo Argil che diventa una chiave di lettura del nostro territorio, e con l’adesione del Comune hanno lavorato per la definizione identitaria dei luoghi, sotto l’aspetto sia naturalistico-ambientale sia energetico (le testimonianze lasciate nel tempo in queste zone dall’uomo; le trasformazioni subite dal nostro territorio). Il moderno Museo dell’Energia valorizza la presenza dei pozzi di petrolio attivi e illustra il problema dell’energia in senso generale.
Carlo Troccoli
Comune di Ripi – comune.ripi.fr.it
Museo – Via Meringo Alto, 03027 Ripi FR – Approfondisci on line
La ricerca del petrolio e le attività connesse a Ripi
Video storico