“Il colle di Pofi”
Pofi si presenta come meta suggestiva ed interessante, un colle che, Giambattista Marino, celebre poeta napoletano del 1600 in un suo sonetto dedicato a Pofi, definì “ameno”, mostrando il suo stupore di fronte alle bellezze naturali di questo angolo della Ciociaria. Pofi sorge su un vulcano spento e deve proprio a questa sua peculiare natura la fertilità del suolo. Ha il privilegio di sovrastare e di occupare una particolare posizione topografica mostrando la varietà di uno sfondo panoramico incantevole. Il nome di Pofi è attestato per la prima volta in un codice pergamenaceo dell’archivio di Montecassino datato all’anno 1019. Le ipotesi circa l’etimologia del nome sono varie: alcune testimonianze fanno derivare il nome da Polis (città) e Ophis (serpente), ipotizzando una colonia greca nel territorio, in realtà, però, non documentata dai reperti. Secondo alcuni studiosi, invece, il nome di Pofi deriverebbe dall’espressione hoi ap’ophios (quelli del serpente) in relazione al culto del dio Esculapio. L’ipotesi troverebbe conferma nello stemma di Pofi, costituito da una serpe avvinghiata a un albero di quercia. Non esistono testimonianze su Pofi precedenti al periodo medievale, tanto che il paese non compare nei documenti epigrafici raccolti nel Corpus Inscritionum Latinarum, ed è ignorato dalle fonti di età classica. Tuttavia sul territorio sono stati rinvenuti reperti di epoca romana come giare per olio, tegole e terrecotte in contrada S. Benedetto. La prima testimonianza in cui appare Pofi come Castellum, è una bolla che Papa Urbano II diresse nell’anno 1097 al Vescovo di Veroli, dove si annovera Pofi (Pofhen) per la prima volta, tra le molte terre date a reggere a quel prelato. I primi abitanti però forse presero dimora alle pendici del lato Est e Nord del colle dove sorge l’antica chiesa dedicata a S. Antonino martire, compatrono della terra di Pofi. Questo santo, pochi anni prima del suo martirio, in viaggio da Amalfi a Roma, passò per Pofi, dove operò un prodigioso miracolo facendo sgorgare acqua dal terreno per dissetare gli abitanti e i fedeli che lo seguivano. La costruzione della Chiesa, dichiarata da anni monumento nazionale, risale probabilmente all’XI secolo, in stile romanico con annessa torre campanaria che presenta le
caratteristiche finestre bifore. Notevole importanza riveste l’affresco, datato al 1433, conservato all’interno della Chiesa che raffigura il Giudizio Universale, probabilmente di scuola umbro-laziale, di notevole valore artistico. Intorno alla seconda metà del XIII secolo il territorio di Pofi era dominato dalla potente famigli dei Caetani di Veroli; successivamente con la morte di Papa Alessandro VI passò sotto il dominio dei Colonna che divisero i loro possedimenti in due stati: quello a nord con Paliano e quello a sud con Pofi come capoluogo degli altri 14 comuni, comprendente le terre di Pofi, Sonnino, Ceccano, Patrica, Arnara, Falvaterra, Vallecorsa, Castro, Ripi, Santo Stefano, Giuliano, Morolo, Sgurgola e Supino. I Colonna restarono signori d Pofi fino al 1816, anno in cui rinunciarono alla giurisdizione di tutte le loro terre che, passarono sotto il controllo dello Stato pontificio. La maggior parte dei monumenti conservatisi nel tempo sono concentrati nel centro storico del paese. Per centro storico un tempo si intendeva tutta la parte del centro abitato racchiusa nelle mura del fortilizio, parte tutt’oggi lambita da una circonvallazione, le cui uniche porte d’ingresso erano
quelle dell’ “Ulivo” e del “Melangoro”. La porta dell’ “Ulivo”, una delle due che conducevano al fortilizio, venne demolita nel 1872, per la costruzione di un’ opera muraria detta “ferro di cavallo”, allo scopo di raccordare meglio la Piazza del mercato con il centro medievale. Di fronte al muro sorgeva un tempo la vecchia chiesa di san Rocco costruita intorno al 1656 dai sopravvissuti ad una terribile pestilenza che colpì due terzi della popolazione pofana e nel rispetto della tradizione la chiesa fu riedificata fuori della cinta muraria nel 1955, forse per rispettare una vecchia consuetudine secondo la quale le chiese dedicate a S. Rocco, protettore della peste, dovevano essere costruite in luoghi lontani dai centri abitati, per permettere la pratica del culto anche alle persone affette dalla terribile malattia. L’altra porta di accesso al castello era quella detta del Melangoro, costruita in basalto nero locale, con doppio passaggio perpendicolare e tripla chiusura difensiva. Le mura castellane erano punteggiate da “Torrioni”. Il “Torrione Ceccarelli” a controllo della Porta dell’Ulivo e il “Torrione Tazzola” a difesa della “Porta del Melangoro”. La limitata espansione della città medievale seguì un andamento ovoidale attorno al primitivo nucleo fortificato, con case-torri a difesa della linea più esterna dell’abitato. La parte alta del paese è occupata dalla Rocca, costruita nell’XI secolo per scopi militari e circondata da possenti mura. Tutto l’abitato fu edificato utilizzando basalto locale, ovvero un tipo di roccia grigia o nera prodotta dalle eruzioni del vulcano di Pofi e comprendente la Torre o Bastione Pentagonale, la Torre dell’Orologio, la Chiesa di S. Maria Maggiore e il Palazzo Baronale. La Torre Pentagonale rappresenta la costruzione più antica di tutto il fortilizio posto a protezione delle mura. I piani inferiori della Torre Mastra erano adibiti a carcere. Nel 1827, i locali di questa struttura furono acquistati dalla comunità di Pofi ed adibiti ad uffici comunali. La Torre dell’Orologio venne eretta come sopraelevazione di una cappella preesistente, intorno al 1300, in occasione del restauro di tutto il fortilizio. La tesi è avvalorata dalle evidenti tracce della precedente copertura. Essa era adibita a posto di guardia e di osservazione della vallata. È a pianta quadrata
alta 25 m e realizzata in pietra basaltica locale. Al suo interno si riscontra un magnifico affresco di Gesù Crocifisso, di autore ignoto. Il Palazzo Baronale fu, per molto tempo, la residenza ufficiale dei Colonna come ci conferma lo stemma posto sulla porta di accesso. Risulta che venne restaurato intorno al 1300 ed era costituito da camere, sale, corridoi, forni, mulini e due torri dette Torre Mastra e Torre Vecchia, contenenti delle cisterne. La Chiesa di Santa Maria Maggiore fu costruita nell’ampia piazza dello stesso castello. Essa fu riedificata sui resti di una vecchia chiesa risalente al 1300, ampliata con un nuovo disegno dell’arch. Giovannini nel 1735 e dedicata a S. Maria Assunta. Questa ricostruzione settecentesca, con triplice porta nella facciata, è di stile barocco. L’interno è ampio e descrive una croce latina, ha nel centro una magnifica cupola dalle linee snelle, luminose e ben modellate e, la circonferenza di base è contornata da stuccature raffiguranti pregevoli motivi decorativi. Si estende in tre navate contenenti sei cappelle laterali.
Eleonora Campoli
Relazione presentata al convegno “Il colle di Pofi tra preistoria, storia e natura: una realtà nell’Ecomuseo Argil”, Pofi 4 dicembre 2010
Comune di Pofi – comune.pofi.fr.it
Museo – Via S. Giorgio, 28, 03026 Pofi FR – Approfondisci on line
Appunti per un’ipotesi ritualistica della “caccia alla bufala” a Pofi
Video – Festa di Sant’Antonio Pofi
Video -Ciociaria. La festa di Sant’Antonio a Pofi con la tradizionale caccia alla bufala.